Convince, anche se non completamente, ParadisoMancato; la pièce scritta da Ramona Tripodi (che ritroviamo anche in scena -strabiliante Francesca-) e rappresentata in una suggestiva location, il Succorpo della Real Casa dell’Annunziata opera del Vanvitelli, è una lettura rivisitata, in chiave underground, del V canto dell’Inferno. In scena, infatti, sono presenti/assenti Dante, la sua Beatrice, Paolo, Francesca e Minosse.
Scena scarna, gioco luci estrosamente magnetico e si comincia.
La prima ad entrare in scena è Beatrice, di bianco vestita, che si rivolge a Mercurio prima e a “Lo duca” (Virgilio) poi; lo fa recitando versi e sfregandosi le mani, in un sorta di rito propiziatorio della conoscenza. Beatrice resterà presente in corpo e voce durante tutto il tempo, ma scopriremo infine che ella non esiste realmente in quanto pura rappresentazione onirica della mente di Dante. Lo stesso Paolo c’è, ma non c’è: questa volta ne ascoltiamo solo la voce, voce che in realtà è resa udibile da Minosse. Minosse sembra l’unica figura solida in questo mondo sotterraneo che si trova sospeso tra l’Inferno vero e proprio e il Paradiso mancato. Minosse è il Dio, è colui che guida i personaggi e li costringe a fare ciò che lui voglia venga fatto; Minosse sta in consolle. Come un moderno dj egli fa partire note techno e voci umane più o meno inquietanti e il suo ghigno lascia intravedere una certa soddisfazione nel farlo. Dante, di nero vestito, forse a voler “onorare” il luogo in cui si trova, reca seco un curioso ombrello con cui probabilmente cerca di schermarsi dall’ipnosi diabolica. Il vate è un po’ stralunato e con la sua voce tremula e il suo fare compassato, rivela tutto il timore referenziale verso il padrone di casa. Ma è Francesca la vera sorpresa: il suo monologo del “Vorrei”, sottolineato da musica e luci, e che magistralmente viene declamato da quella finta, ma al contempo reale prigione in cui si trova, arriva dritto allo stomaco. Ella si alza e ricade su questo letto oscuro limitato da una sorta di baldacchino che la scherma alla vista di tutti e del suo stesso Paolo. Paolo c’è, ma Francesca non può vederlo. I loro corpi sono destinati a non toccarsi mai più. Forse, le dice Paolo, ella non riesce a vederlo poichè quello che lei prova non è amore bensì desiderio e il desiderio è il peccato mortale che li ha portati alla morte per mano del Malatesta.
Ad un certo punto, tra le varie presenze/assenze, Dante e Francesca riescono a vedersi; entrambi cercano l’amore senza riuscire a raggiungerlo. Per Francesca si tratta dell’amante che ella ama, per Dante si tratta di Beatrice, che egli ama, ma da lontano. Mentre i due sfortunati amanti sono riusciti a congiungersi, per Dante e Beatrice la storia è diversa ed effettivamente Beatrice verrà appellata come “Madonna Canoscenza”, a significare che si’ Dante era effettivamente attratto dalla figura di Beatrice, ma ciò a cui lui ambisce di più è conoscere l’ignoto, riuscire a comprendere ciò che ancora non ha compreso. Sappiamo bene che Beatrice non comparirà al fianco del Vate se non quando lui giungerà a visitare il Paradiso ed è proprio per questo che ciò che egli ascolta all’Inferno è solo la sua coscienza e non la donna reale, colei che “Tanto gentile e tanto onesta pare…”.
<<L’anima mia è fatta di te. Non sono io, sei tu!>> gli sussurra Beatrice.
Mosso dall’amore che egli ha sempre provato per quella donzella, Dante tenta di far desistere Minosse dal tormentare la povera Francesca, la quale non ha ancora capito che a parlarle non è Paolo, ma il “Gran Conoscitore dei peccati”. Invano il Vate tenterà di muovere a pietà quell’energumeno che ha deciso di giocare coi sentimenti della povera peccatrice.
<<Noi non siamo all’altezza dell’Inferno, Paolo. Questo è solo un Paradiso mancato!>>
La rassegnazione si impossessa di Francesca; non ne è valsa la pena, non lo rifarebbe, Paolo sì! Ma Paolo non è Paolo…
Techno minimal per l’incanto finale e, come un mantra, si ripete “Francesca, mi ami?”
Desiderio, amore, passione estrema messi sul piatto della bilancia a contrastare l’assenza… quale piatto “peserà” di più?
Marianna Addesso_iNPlatea
con Adriana D’Agostino, Marco Palumbo, Marco Messina e Ramona Tripodi…E ci sarà anche Ausiello Raffaele..pur non essendoci..poi capirete.
La scrittura sonora è di Marco Messina.
La scrittura scenica e la regia sono di Ramona Tripodi.
Le immagini video sono di Andrea Canova