Nell’anticamera dello studio di uno scrittore si materializzano, per il gioco dispettoso di una servetta chiamata Fantasia, ombre e fantasmi di vicende lontane. Animate come le pedine di una scacchiera, queste entità prenderanno vita alla presenza dell’autore, alla ricerca del proprio posto nel mondo, della propria casella in un racconto, in un romanzo, in una commedia. Mentre sul palco si alternano i personaggi, generando storie ora drammatiche ora farsesche, lo scrittore, da spettatore acuto e divertito, condurrà per mano il pubblico in un’intima riflessione sul rapporto tra Autore e Opera.
La morsa, primo testo pirandelliano ad essere mai messo in scena, è la storia di un adulterio. Se da un lato le convenzioni borghesi sembrano ancora prese sul serio, il principale pregio dell’atto unico consiste nell’approfondimento psicologico e sentimentale dei personaggi: la fredda crudeltà del marito Andrea, che non è nemmeno sfiorato dal dubbio di essere in qualche modo responsabile del tradimento della moglie; l’incertezza e la viltà dell’amante Serra, dolorosa rivelazione proprio in un momento così grave, rendono umanissima la figura di Giulia, donna appassionata e fragile, vittima di entrambi.
Cecè è un testo inconsueto nella produzione pirandelliana, lontano dalle caratteristiche del suo teatro impegnato, con un’azione scenica dal ritmo veloce e una vicenda scherzosa, una leggerezza e un brio insoliti, che illuminano una situazione di ambiguità e di immoralità fino ad ispirare indulgenza verso Cesare Vivoli detto Cecè, degno rappresentante di quel sottobosco di favori e clientelismo che, diventato abitudine di vita, non è neanche più avvertito come riprorevole e negativo. Cecè Introduce un tema fondamentale di tutto il pirandellismo, quello delle molteplici sfaccettature dell’individuo. Nel giovane viveur vi è tutta la leggerezza e la sarcastica ironia di un mondo disincantato, corrotto e privo di scrupoli.
di Luigi Pirandello
con Chiara Caroletti, Matteo Cecchi, Ilario Crudetti, Salvatore Iermano, Ilaria Mariotti, Emiliano Pandolfi
regia di Salvatore Iermano
scenografia Canovacci Teatro
coreografia Roberto Ricciuti
musiche originali Roberta Iannitelli