Cos’è l’Alcesti? Una tragedia? Un dramma – poi definito ad hoc – prosatiresco? Questa indefinitezza di genere che ancor oggi dà vita ad una interessante diatriba tra storici e studiosi, è il punto di partenza o il pretesto per sconvolgere il testo di Euripide, per provocarlo, asciugando ai raggi del tempo i rapporti epici tra i protagonisti, portando all’interno della perversa scatola del dramma borghese ciò che resta di un giorno di lutto. La riscrittura, che determina una lingua nuova la cui cornice è un coro antico, non appartiene e forse troppo appartiene ai pensieri di un marito, una moglie, un padre, un amico, rendendo tutto un tiepido A.D.E.
Note
Cosa accadrebbe, se crollasse la struttura che determina la tragedia classica greca?
Se Apollo fosse troppa vita/dramma, e Tanato troppa morte/tragedia?
Se Alcesti prima d’essere un’eroina classica, fosse una moglie ormai stanca e affetta dal “morbo” dell’abitudine?
Se Admeto fosse un marito, un figlio, un amico “mite” e “temperato”?
Cosa accadrebbe se Eracle prima d’essere Eracle, fosse un amico pentito di un torto?
Cosa accadrebbe se un padre, un nonno, un suocero fosse spietato nella sua vecchiaia?
Cosa accadrebbe se, invece di un primo posto, si cercasse, per riparare, di vincere il “secondo premio in palio”?
Di quell’edificio tragico, resterebbe soltanto un dramma borghese. Che rappresenta la vita nei suoi aspetti dolorosi e in quelli lieti, concomitanti, con fine positivo. O meno.
Fabio Pisano
testo e regia di Fabio Pisano
con Francesca Borriero, Roberto Ingenito, Raffaele Ausiello
musiche e suggestioni sonore dal vivo Francesco Santagata
costumi Rosario Martone
scene Luigi Ferrigno
disegno luci Cesare Accetta
produzione CompagniaLiberaimago