RUN BABY RUN


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Marta è appena diventata mamma. La sua Viola dorme beata nella culla assieme a tanti altri bambini, tutti uguali. I neonati si somigliano un po’ tutti, è vero, ma Viola è proprio “uguale, uguale” a lei. Anche Marta, da piccola, era “uguale, uguale” a sua madre e questa cosa non le andava affatto a genio. Il non sentirsi abbastanza amata da colei che l’ha generata, colei che forse la ritiene l’ unica responsabile di tante sofferenze patite, l’ha fatta diventare presto una ribelle, una che preferisce le scorciatoie artificiali per giungere a toccare la felicità e che probabilmente non è in grado di amare nessuno aldilà di se stessa. Questa è Marta, la protagonista di Run baby run. 

Run baby run è un monologo, ma in scena non c’è solo una protagonista. Nello svolgere della narrazione ascoltiamo anche la voce di mamma Giuditta, del fidanzato pusher, del Secco (che sebbene figura non propriamente ‘lucida’, si rivela essere la persona più assennata nell’intera vicenda) e riusciamo persino a riconoscerne atteggiamenti e movenze. È Marta che si scinde e si trasforma proprio come scissa risulta la sua anima. Cerca un perché, una spiegazione a tanta sofferenza, ma non la trova. E allora ruba, rapisce, scappa, ruzzola giù metaforicamente e letteralmente e più va a fondo più si sente libera. Ma sarà la strada giusta? Solo le parole dure della nonna, che come lame affilate colpiranno quell’anima di bambina imprigionata in un corpo da adulta, faranno capire a Marta che sta di nuovo sbagliando tutto e che deve fare un passo indietro. Ed è in quel preciso istante che avviene il miracolo: il bruco diviene farfalla ed è finalmente pronto a volare. Vola, Marta! Ora che hai capito e sei riuscita a perdonare e a perdonarti, tutto sarà più facile.

Non è stato semplice resistere alla tentazione di salire sul palco e mollare un paio di sani sganassoni a questa peste di ragazza. Non è semplice amare Marta. A fine spettacolo chiedo, a una Titti Nuzzolese ancora visibilmente emozionata, di regalarmi la chiave per poter amare questa figura così palesemente borderline. Per tutta risposta, mi rivela che anche per lei, all’inizio, è stata dura riuscire a entrare in empatia con questo personaggio. D’altronde, se non fosse riuscita infine ad amarla, sarebbe stato impossibile interpretarla in modo così autentico. Il rapporto conflittuale tra genitori e figli può risultare deleterio se si ha dentro di sé un’anima fragile e molto spesso si rischia di ridurre in frantumi una persona.

Ci erano quasi riusciti, a distruggere Marta, ma Viola l’ha salvata.

<< Se tu ti prenderai cura di lei, lei si prenderà cura di te >>.

Sì, a volte i miracoli avvengono.

 

iNPlatea_Marianna Addesso

 

 

 

 

 

 

Gennaio 15th, 2020 by